DIVERSAMENTE FELLINI

PIPPO FRANCO, OSPITE D’ONORE AL BROODWAY DI ROMA CI RACCONTA IL SUO “BUON LAVORO”

Buon lavoro è un film molto diverso dagli altri. E’ un film sulla fantasia, sul sogno, sulla vita, le speranze e i desideri impossibili da realizzare….e parla di oggi e di ieri ma sembra fatto negli anni ottanta. E’ girato in quest’epoca ma ha il cuore e i colori della commedia all’italiana. Il mondo non cambia mai, è sempre lo stesso, i problemi sono sempre gli stessi, perchè le nostre anime sono qualcosa di sacro. Il film di Demurtas, non è fatto di vere trame ma di immagini buffe e di poesia amara . All’inizio non l’ho capita proprio questa storia! Sembrava una docu-fiction… poi però mi sono affezionato a questi “falliti”, a questi strani sognatori della vita e della televisione, di un mondo triste e cupo che ha come unica, sua soluzione salvifica, la fantasia. Buon lavoro è un lavoro tutto spezzato e infatti, come dice il regista, è diversamente fatto, rispetto ai film normali. Il film di Marco, è innovativo perchè guarda avanti, molto avanti e parla direttamente alla nostra coscienza. Mentre lo guardavo  mi sono venuti in mente dei ricordi della mia vita, come quel giorno di tanti anni fa, che alla stazione, incontrai un “miserabile”: era senza gambe e su un trespolo, chiedeva l’elemosina. Mi fece compassione e gli diedi l’equivalente di 100 euro di oggi ma quando mi avvicinai e gli sussurrai all’orecchio: “Predili! Questi soldi sono i tuoi, te li regalo”, scoprii che era cieco e senza tre dita. Lo vidi impazzire letteralmente di una gioia spropositata e mai provata prima, perché non se l’aspettava proprio il mio regalo ! Mi chiesi: “Ma come fa quest’uomo a sopportare la vita!” In quel momento capii che ero io il vero miserabile. Buon lavoro è un film di falliti ma non di miserabili! E’ come un dipinto astratto, fatto di tinta lanciata sulla tela e sembra che non abbia un senso perché quello lo devi trovare tu, nella tua testa… e c’è una scena con un personaggio che grida, pensando di buttarsi dal ponte, con una faccia disperata che a me è sembrato “il Grido di Munch!” ma magari vuol dire qualcos’altro.

I personaggi di questo film, hanno molte facce ma la cosa importante è che abbiano la profondità e la sensibilità di condurci nei loro mondi; per riuscire a interpretarli ci vuole un forte senso del profondo e una grande capacità di empatia, come quella dell’attore Enzo Mugoni, col quale ho potuto confrontarmi fuori dal set, trovando diverse affinità spirituali. Guardando questi ragazzi raccontati nel film, è importante chiedersi di chi è la difficoltà. E’ la loro o è la nostra? Secondo me è la nostra.

In effetti, i personaggi raccontati, sembra che esistano solamente per poter possedere tutti i problemi del mondo e il loro scopo è quello di mostrarceli, quasi come se fossero delle vittime sacrificali. Questo è importante… perché tutti i drammi che noi dobbiamo affrontare, sono sempre delle indicazioni che alla fine si traducono nel senso dell’umano. In questo film, tutto ciò che ho appena detto, è così evidente che sembra girato da Fellini.



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